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PREGHIERA

Il Concilio Vaticano II è sicuramente l'opera dello Spirito Santo che continua la missione di Gesù Cristo nell'adempimento della volontà del Padre Celeste sulla terra.

- Allo stesso tempo è un dono della Trinità di Dio agli uomini del nostro tempo, che sono confusi a causa di molte diverse filosofie ed ideologie.

- L'insegnamento del Concilio Vaticano II ci dona una luce che illumina la via terrena al cielo e dà la sicurezza, la pace interiore e la gioia, che si possono trovare solo presso Dio.

- Purtroppo però, spesso succede che perfino persone buone, molto credenti criticano ingiustamente il Concilio Vaticano II, e anche lo rifiutano. Questo capita sempre quando non si legge affatto, oppure solo in modo inesatto, i testi del Concilio Vaticano II. - Chi dunque vuol fare una qualsiasi osservazione su questa opera meravigliosa e su questo dono dello Spirito Santo, deve prima leggere attentamente almeno una volta tutti i testi. - Allora, ne sono convinto, avrà la stessa mia opinione.

- Ora vogliamo aprire l'orecchio interiore della nostra anima alla voce del Concilio Vaticano II ed ascoltare attentamente che cosa lo Spirito Santo ci dice nel testo seguente e che cosa EGLI, tramite questo, vuole muovere e raggiungere in noi.

"Poiché il Creatore di tutte le cose ha costituito il matrimonio quale principio e fondamento dell'umana società e, con la sua grazia, l'ha reso sacramento grande in riferimento a Cristo e alla Chiesa (cfr. Ef 5,32), l'apostolato dei coniugi e delle famiglie acquista una singolare importanza sia per la Chiesa sia per la società civile. I coniugi cristiani sono cooperatori della grazia e testimoni della fede l'uno per l'altro, nei confronti dei figli e di tutti gli altri familiari. Sono essi i primi araldi della fede ed educatori dei loro figli; li formano alla vita cristiana e apostolica con la parola e con l'esempio, li aiutano con prudenza nella scelta della loro vocazione e favoriscono con ogni diligenza la sacra vocazione eventualmente in essi scoperta.

Sono sempre stati doveri dei coniugi, ed oggi sono la parte principale del loro apostolato: - manifestare e comprovare, con l'esempio della propria vita, l'indis­solubilità e la santità del vincolo matrimoniale; - affermare con fortezza il diritto e il dovere che spetta per natura ai genitori e ai tutori di educare cristianamente la prole; difendere la dignità e la legittima autonomia della famiglia.

La famiglia stessa ha ricevuto da Dio la missione di essere la cellula prima e vitale della società. E essa adempirà tale missione

  se, mediante il mutuo affetto dei membri e la PREGHIERA elevata a Dio IN COMUNE, si mostrerà come il santuario domestico della Chiesa,

  se tutta la famiglia si inserirà nel culto liturgico della Chiesa;

  se infine praticherà una fattiva ospitalità e se promuoverà la giustizia e le buone opere a servizio di tutti i fratelli che si trovano in necessità.

Fra le svariate opere dell'apostolato familiare, ci sia concesso enumerare le seguenti:

  adottare come figli i bambini abbandonati,

  accogliere con benevolenza i forestieri,

  dare il proprio contributo nella direzione delle scuole,

  consigliare e aiutare gli adolescenti,

  aiutare i fidanzati a prepararsi meglio al matrimonio,

  collaborare alle opere catechistiche,

  sostenere i coniugi e le famiglie nelle loro difficoltà materiali e morali,

  provvedere agli anziani non solo per l'indispensabile,

  ma anche renderli partecipi equamente dei frutti del progresso economico.

Le famiglie cristiane che in tutta la loro vita si mostrano coerenti con il Vangelo e mostrano con l'esempio cosa sia il matrimonio cristiano, offrono al mondo una preziosissima testimonianza cristiana, sempre e dovunque, ma in modo speciale nelle regioni in cui viene annunziato per la prima volta il Vangelo, oppure dove la Chiesa si trova tuttora nei suoi inizi o urta contro gravi ostacoli.

- Affinché possano raggiungere più facilmente le finalità del loro apostolato, può essere opportuno che le famiglie si uniscano in qualche associazione." (Apostolicam Actuositatem, sull'apostolato dei laici, Capitolo III, 11)

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